• Marco Emme - Fotografo di matrimonio e di ritratto
  • Valentina Pacchiele - Wedding Reportage
  • Weddings
  • F.A.Q.
  • Contact
  • Portraits
  • Headshots
  • Blog
Lighterally
  • Marco Emme - Fotografo di matrimonio e di ritratto
  • Valentina Pacchiele - Wedding Reportage
  • Weddings
  • F.A.Q.
  • Contact
  • Portraits
  • Headshots
  • Blog

Sony Zeiss Sonnar 55 f 1.8 - Che (piccola) meraviglia!

(foto di Valentina)

Recentemente, ho (ri)cominciato a scattare con il sistema Sony, affiancato alla Fujifilm.

A essere onesti, è mia moglie a usarlo. Trovandomi sempre più nel settore matrimonialista, pensavo che una macchina full frame avrebbe incrementato la qualità del nostro lavoro, quindi ho investito in quella che credo fosse la camera perfetta per il genere, al momento, la Sony A74, accompagnata da due lenti: il Sony 35 GM 1.4 e la lente di cui parlerò in questo articolo, il Sony Zeiss 55mm 1.8.

Questa, più che una recensione, vuole essere una impressione sul campo, da parte di uno che di lenti ne ha usate un bel po’.

Partiamo dai miei criteri di valutazione: quando scelgo una lente, mi oriento in due direzioni completamente diverse: o la portabilità a scapito della qualità (lenti leggere, comode da portare in giro, generalmente economiche ma non troppo luminose) o la qualità di immagine (che significa lenti pesanti, costose e scomode ma assolutamente sensazionali per ciò che producono).

E se invece di scegliere una direzione o l’altra, potessi avere entrambe le cose? Esiste una lente leggera ed economica ma allo stesso tempo luminosa e di qualità assoluta? Finora, avevo sempre creduto che il compromesso migliore lo offrisse la Fujifilm.

La tridimensionalità delle immagini prodotte da questa lente è incredibile!

Le lenti xf della Fujifiilm sono tutte disegnate con la portabilità in mente ma non risparmiano sulla qualità di immagine. Sono lenti davvero fantastiche. Ma sono lenti per apsc e a qualche livello, lo si percepisce. Si perde un po’ di tridimensionalità, di nitidezza, di “pop” dell’immagine, di colore e di velocità di messa a fuoco.

La magia della Fujifilm è in questa combinazione di portabilità e qualità.

Eppoi, un giorno d’estate, ho “scoperto” il Sonnar 55 fe. Scrivo “scoperto” tra virgolette perché avevo sempre sentito parlare di quella lente e avendo già provato diverse lenti Zeiss, sapevo cosa aspettarmi. Ma non mi aspettavo di amarla così tanto.

Il Sony Zeiss 55 f 1.8 unisce la portabilità Fuji, senza i piccoli compromessi della qualità di immagine di un sensore apsc. E’ leggerissimo (credo sui 280 grammi), però la qualità è senza compromessi. E’ nitido come una lama, ha un microcontrasto, una tridimensionalità, che ricorda le lenti medio formato e ha carattere di una lente “classica”, vintage, con quelle imperfezioni che le rendono uniche. Non solo. L’autofocus è velocissimo e super accurato (non ai livelli di un GM ma è comunque anni luce avanti ala maggior parte delle lenti Fujifilm). Inoltre, la focale è davvero versatile, soprattutto per gli eventi, ma anche per ritratti in studio e street photography.

La ciliegina sulla torta è il prezzo davvero accessibile: usata, in ottime condizioni, non supera le 550 euro. Per la qualità assoluta della lente, è un prezzo davvero super-accessibile!

Credo che il Sony Zeiss 55 sia sul podio delle mie lenti preferite. Ma ha qualche difetto?

Foto di Valentina

Non nel senso canonico: un difetto potrebbe essere che fa tutto bene ma nulla in maniera sbalorditiva.

Non è super luminoso (f1.8 non è f 1.2) non è veloce e accurato come un GM, non ha bokeh pittorico, non è ipercorretto e presenta imperfezioni in particolari situazioni di luce. Insomma: è una lente che mostra i segni del tempo e potrebbe sembrare soltanto “buona” o superata.

Tuttavia, secondo me questa somma di “imperfezioni” non la rendono una lente peggiore: le donano carattere, la rendono unica.

Per concludere, questa è una lente che raccomando davvero a chiunque possieda un sistema Sony. Se poi sei nel settore matrimonio/eventi, allora devi assolutamente prenderla in considerazione!

MArco Carpineti Battesimo Pranzo 51.jpg MArco Carpineti Battesimo Pranzo 71.jpg MArco Carpineti Battesimo Pranzo 77.jpg MArco Carpineti Battesimo Pranzo 64.jpg Battesimo Edo 7.jpg Battesimo Edo 11.jpg valedub1.jpg valedub2.jpg
tags: Sony, Zeiss, Sonnar, 55mmf1.8, Matrimonialista, Recensione, Fotografia
categories: Fotografia, Photography
Tuesday 12.27.22
Posted by Marco Mulattieri
 

Consigli di post-produzione - La Color Correction

Quando guardo fotografie in rete, molto spesso mi capita di notare scatti potenzialmente molto buoni, rovinati da una cattiva post produzione. Qualche volta il problema sta in un uso eccessivo di Photoshop o nella gestione dell’esposizione, ma la maggior parte delle volte, quello che noto sono i colori davvero poco accurati.


Credo che la causa principale sia da ascrivere a un uso indiscriminato di filtri, senza nessun tipo di “bilanciamento del bianco” apportato né prima, né dopo aver applicato i filtri. In pratica si confonde la color correction con la color grading, affidando l’intera post produzione a un semplice “click”.

Non ho nulla contro i filtri, sia chiaro. Li uso pure io, da anni. E se da un lato capisco il bisogno di ottimizzare i tempi e mi ritrovo spesso con la necessità di “automatizzare”, non mi esento mai dal preparare tutte le mie foto, bilanciandone i colori. Tutte. Le. Mie. Foto. Una per una.

Cristina e Marco Matrimonio tempio e ristorante 59.jpg
Cristina e Marco Matrimonio tempio e ristorante 36.jpg
Cristina e Marco Matrimonio tempio e ristorante 61.jpg
Cristina e Marco Matrimonio tempio e ristorante 2.jpg
Cristina e Marco Matrimonio tempio e ristorante 59.jpg Cristina e Marco Matrimonio tempio e ristorante 36.jpg Cristina e Marco Matrimonio tempio e ristorante 61.jpg Cristina e Marco Matrimonio tempio e ristorante 2.jpg

Sì perché è impossibile pensare che un filtro funzioni su ogni nostra immagine allo stesso modo. Facciamo un esempio con un matrimonio: si comincia, di solito, in situazione di luce, nei pressi di una abitazione e si finisce, di solito, che è notte, molto spesso all’aperto, o in un ristorante. Già questo fa capire benissimo che le immagini scattate all’inizio saranno necessariamente diverse da quelle scattate la notte. Se io appiccicassi lo stesso filtro a tutte le immagini, senza averle prima sistemate con esposizione e bilanciamento del bianco, farei davvero un disastro!

Va bene avere uno stile, anzi, DEVI avere uno stile. Ma lo stile deve tener presente il contesto, altrimenti sarà difficilissimo che il tuo stile funzioni; l’impressione che darai è che “sai fare solo quel tipo di foto”. No bueno!

Ecco, un fotografo che sviluppa bene i suoi scatti lo riconosci da questo aspetto semplice: le sue foto funzionano sempre, perché osserva quello che ha davanti e sviluppa a partire dal contesto. Che scatti un interno, un ballo di gruppo, o un ritratto in studio, un bravo fotografo edita in maniera efficace i suoi scatti. E non è nemmeno troppo difficile. Basta rispettare le due fasi di color correction (che altro non è che un bilanciamento del bianco fatto per bene) e color grading.

Ugo e Cristina finali VI 83.jpg
Ugo e Cristina IV 47.jpg
varie.jpg
varie 74.jpg
Ugo e Cristina finali VI 83.jpg Ugo e Cristina IV 47.jpg varie.jpg varie 74.jpg

Prima di qualunque altra modifica alla foto, io ti consiglio di concentrarti sulla color correction. E’ quella la base di una ottima post produzione. E fondamentalmente significa eliminare tutti i colori “strani” presenti nelle foto e che provengono da luci e o riflessi “strani”.

Se tu scattassi in studio e facessi foto di prodotto, utilizzeresti una grey card per il bilanciamento del bianco, in un ambiente dai colori neutri. Ma se stai leggendo questo post, probabilmente non fai foto di prodotto e la location della tua ultima sessione fotografica non è una sala pose, quindi ti tocca ricorrere al bilanciamento del bianco in post produzione.

Niente paura. Si possono ottenere ottimi risultati.

C’è solo una condizione fondamentale, perché tutto questo avvenga:

Scatta in Raw.

Se non scatti in Raw, non c’è modo di aggiustare i colori in post produzione. Questa è in assoluto l’unica regola che abbiamo.

Allora, se hai scattato in raw e hai importato le tue foto in Lightroom o Capture one, la PRIMA cosa da fare è… farti una domanda. Chiediti se i colori che stai vedendo assomigliano ai colori che hai visto lì nella realtà. E se la risposta è “più o meno” (perché in genere la risposta è quella), vai sugli slider di temperatura e tinta e comincia a muoverli fino a che i colori non ti sembreranno “giusti”. In genere ogni modello di fotocamera ha un suo modo specifico di catturare i colori. Il tuo primo compito, come “sviluppatore”, è quello di aggiustare i colori in modo che sembrino più vicini possibile alla realtà. In genere, una immagine può presentare una sfumatura verso il blu o verso il giallo, il verde o il viola (o anche più sfumature in diverse parti dell’immagine). Ecco, quando hai corretto il colore di una immagine, questa sfumatura di colore sparisce. C’è un metodo scientifico per raggiungere un buon bilanciamento del bianco: si usa come riferimento all’interno dell’immagine un colore bianco o grigio (se c’è!): ci passo sopra il “color picker” nel pannello del WB e se i valori numerici che vengono sono molto vicini, allora clicco e l’immagine si bilancia da sola.

Nel tempo, l’occhio si abituerà al WB e potrai praticamente trovare autonomamente il WB, semplicemente muovendo gli sliders a intuito (a patto che tu abbia un monitor calibrato!) Quando sviluppo foto di matrimonio e vedo che il bianco del vestito da sposa è “veramente bianco”, allora so che ho fatto un buon lavoro. Una volta trovato il WB di una foto, generalmente lo copio-incollo su tutte le altre foto scattate nella stessa location. Dopodiché, me le riguardo una per una e faccio le modifiche del caso.

Per questo, penso che l’approccio migliore sia quello di suddividere le foto in blocchi, a seconda delle condizioni di luce e colore presenti, e post produrre in maniera uniforme ciascun blocco di foto, ciascuna location, insomma.

Tutto questo procedimento viene generalmente chiamato “color correction”, ed è il passo prima della ben più famosa “color grading”, detta anche “la color”.

La differenza tra i due momenti è che la color correction prepara il terreno per il “grading”, che dovrebbe essere molto meno invadente. La color grading semplicemente aggiunge un aspetto emotivo ed estetico alle immagini: le rende uniformi, piacevoli, artistiche, se vogliamo. E nulla vieta che i colori vengano stravolti, se vogliamo dare un forte impatto emotivo alle nostre immagini.

Il problema è un altro, e nasce, secondo me, quando si confondono color correction e color grading.

Usare un filtro sulle immagini significa prendere il bilanciamento del bianco già per buono. Che può succedere se si scatta in studio ma, in situazioni non-controllate, è abbastanza raro.

Il procedimento invece, richiede due momenti diversi e successivi, come spero di aver dimostrato in questo piccolo articolo. Rispettare questi due passaggi può davvero migliorare di molto il look delle tue foto!

3-Marco-Maria-Mulattieri.jpg

Tre bonus tips per i più esperti:

1) Se usi più camere nello stesso contesto, dovrai correggere il WB di ciascuna camera autonomamente. Una delle fotocamere Fujifilm che uso, ad esempio, produce immagini molto più “verdi” delle altre. Quasi sempre, per uniformare gli scatti, mi trovo ad alzare di +3 lo slider della tinta: facendo così, i colori di tutte le mie Fuji diventano pressoché identici. (Ripeto: sto parlando della stessa azienda che usa una color science che dovrebbe essere identica per ciascuna fotocamera!)

2) Togli il bilanciamento del bianco automatico dalla fotocamera, mentre scatti. Non è un aspetto fondamentale. Trova magari un minuto per aggiustarlo personalmente: la camera manterrà le impostazioni che le dai. Questo ti aiuterà a vedere le cose in maniera più organica sia in fase di scatto, sia in post produzione.

3) Usa un monitor adatto allo sviluppo. I monitor dei nostri computer, anche dei più costosi, non possono competere con l’accuratezza di un monitor professionale. Se proprio non puoi permetterne uno (e ci sta, perché costano!), pensa magari a  mettere in conto l’acquisto di un dispositivo per calibrare il tuo monitor (hanno un prezzo molto più accessibile!).

tags: Editing, White Balance, Bilanciamento del Bianco
categories: Photography
Wednesday 08.03.22
Posted by Marco Mulattieri
Comments: 1
 

Powered by Squarespace.